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Tra chi li considera il Sacro Graal dell’alimentazione sostenibile e chi li vede come una bizzarra moda da startup, gli insetti sono al centro di un dibattito che possiamo definire come borderline. Nella giungla dell’agritech, tra audaci pionieri e imprese che ci hanno già rimesso le zampette, gli allevamenti di insetti continuano a catturare l’attenzione. Ma sarà davvero questa la rivoluzione alimentare che attendiamo o è solo un’altra febbre da innovazione destinata a spegnersi rapidamente?
Perché tutta questa fissazione per gli insetti?
Sembra quasi un déjà-vu delle crypto: da un lato visionari che giurano “il futuro è già qui”, dall’altro scettici convinti che presto sarà tutto dimenticato. Eppure, con una popolazione mondiale in costante crescita e risorse ambientali sempre più scarse, le proteine alternative non sono più un’opzione, sono una necessità.
- Sostenibilità vera o puro marketing? Certo, gli insetti hanno un’impronta ecologica molto più bassa rispetto a carne bovina o suina, consumando meno acqua, meno terra e producendo meno CO₂. Ma quanto è autentico questo storytelling e quanto invece è “greenwashing”?
- Valore nutrizionale: Nessuno dubita della qualità nutrizionale delle proteine degli insetti, complete di aminoacidi, vitamine e minerali. Il problema? In occidente, vedere una manciata di larve nel piatto fa ancora parecchio effetto. Ma d’altronde, anche il sushi anni fa suscitava la stessa reazione.
Kinsect e gli altri pionieri
Nel panorama europeo e globale, diverse startup hanno puntato tutto sugli insetti:
- Kinsect (Italia): automatizza l’allevamento industriale degli insetti, con forte attenzione all’efficienza e alla circolarità. Ha uno spirito audace da “pioniere del settore”, con una solida collaborazione universitaria.
- Protix (Paesi Bassi): pionieri della mosca soldato nera, hanno conquistato investimenti e mercati puntando su mangimi per acquacoltura e pet food.
- Ÿnsect (Francia): robotica e impianti verticali per produrre proteine premium da coleotteri. Ha chiuso importanti round finanziari puntando a diventare il colosso europeo degli insetti.
- InnovaFeed (Francia): economia circolare e riduzione degli sprechi con Hermetia illucens, mostrando come gli scarti agricoli possano diventare risorsa.
- Entocycle (UK): scommette su sensori, IA e automazione per rendere gli allevamenti integrabili nelle filiere tradizionali.
Chi ha provato e fallito
Non tutte le startup hanno avuto il lieto fine:
- Exo (USA): le barrette di grilli hanno perso slancio dopo l’hype iniziale, scontrandosi con un mercato non ancora pronto.
- Six Foods/Bug Musubi (USA): gli snack a base di insetti non hanno scalato oltre l’entusiasmo iniziale, arenandosi nella ripetitività.
- Piccole realtà locali: spesso sommerse dalla burocrazia, molte startup locali sono sparite senza far rumore, sottolineando quanto sia complicato superare certe barriere di mercato e regolatorie.
Morale? Vendere insetti non è come vendere un’app trendy; richiede storytelling convincente, normativa chiara e produzione scalabile.
Provocazioni borderline
- Effetto disgusto: quanto siamo realmente pronti a mangiare vermi? Tuttavia, ricordiamoci del sushi: la cultura alimentare può cambiare rapidamente.
- Hype vs realtà: è l’allevamento degli insetti la nuova “stampante 3D”? Molte aspettative e poi una frenata brusca?
- Marketing estremo: packaging accattivante e farine invisibili possono essere la chiave, ma se la percezione non cambia, il settore potrebbe non decollare mai.
- Regolamenti, croce e delizia: la UE apre lentamente al novel food, ma le piccole startup rischiano di non sopravvivere al processo burocratico, ritrovandosi letteralmente con “un pugno di mosche”.
Il futuro degli insetti: tra svolte radicali e nuove opportunità
Le prospettive restano incerte ma promettenti:
- Diversificazione oltre l’alimentazione umana: mangimi, fertilizzanti, pet food: forse è questa la via più veloce per l’accettazione culturale.
- Consolidamento: probabile acquisizione delle startup più promettenti da parte delle big dell’agroalimentare.
- Evoluzione culturale: il cambiamento potrebbe arrivare dalle nuove generazioni, più propense alla sperimentazione.
- “Show me the money”: gli investitori cercano solidità, dati concreti e impianti realmente funzionanti; pitch superficiali non bastano più.
Conclusioni: un viaggio per temerari (e un po’ pirati)
Gli allevamenti di insetti rappresentano una frontiera intrigante, con enormi potenzialità ma anche incognite non trascurabili. Startup come Kinsect e Protix affrontano normative, pregiudizi e un mercato ancora immaturo con spirito innovatore e un pizzico di sana follia imprenditoriale.
La verità “borderline”? Forse gli insetti risolveranno davvero le crisi alimentari e climatiche, oppure si riveleranno un flop culturale. Chi avrà la testa dura e la giusta incoscienza potrebbe però trovarsi in mano un vero tesoro, perché, ricordate, anche il prossimo unicorno potrebbe benissimo avere sei zampe.
Nota per il lettore: l’autore è CEO di Beeco e collabora con fondi di investimento attivi nell’ambito agritech, che potrebbero aver sostenuto o sostenere in futuro alcune delle startup menzionate.
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